MILANO- socio accomandatario di una società in accomandita semplice ha accumulato più di
€2.700.000,00 di debiti. La soluzione? Lo studio legale Marini.
Il protagonista, a partire dal 2005 e per una decina di anni, è stato socio di una società che si
occupava della compravendita, locazione e costruzione di beni immobili civili ed industriali. Subito
dopo la costituzione della stessa, i soci hanno deciso di effettuare un primo acquisto, che però, forse
a causa dell’elevata cifra, si è rivelato fallimentare. Per l’acquisizione dell’immobile infatti sono
stati richiesti due diversi mutui fondiari dal valore complessivo di oltre € 1.300.000,00. La società
in questione, era una Sas e, pertanto, tutti i soci, compreso il personaggio di questa vicenda,
avrebbero dovuto rispondere illimitatamente e solidalmente dei debiti derivanti dall’attività
imprenditoriale.
Nel 2015 la società è stata dichiarata fallita e nello stesso anno il socio, poiché non erano state poste
in essere operazioni attive dalle quali potesse sorgere l’Iva a debito da porre in compensazione con
quella a credito, e dopo che la società ha avanzato una richiesta di rimborso del credito Iva, ha
subito un procedimento penale nel quale è stato imputato con l’accusa di bancarotta fraudolenta.
Oltre a questo, ha ricevuto numerose cartelle per il mancato pagamento dei debiti.
Si giunge al 2019, anno in cui l’ex imprenditore decide di rivolgersi allo studio legale Marini, che,
dopo aver studiato attentamente la situazione, ha individuato la soluzione migliore. Nello stesso
anno difatti veniva presentata a favore del debitore domanda di accesso agli strumenti di
risoluzione della crisi da sovraindebitamento che prevedeva un piano di accordo dei creditori,
attraverso il quale il debitore avrebbe messo a disposizione della procedura € 36.000,00 da
dilazionare in 3 anni, nonché € 20.000,00, a titolo di finanza esterna, all’apertura della stessa.
L’Accordo dei creditori, seppur di importo esiguo rispetto al monte debitorio, costituiva il massimo
sforzo del debitore (lavoratore dipendente) ed era migliorativo, per i creditori, rispetto all’ipotesi
liquidatoria.
I creditori hanno approvato il piano presentato dall’istante che è stato omologato da parte del
Tribunale di Milano.
Il procedimento è stato chiuso a fine del 2024 per compiuta esecuzione dell’accordo dei creditori
omologato (attuale concordato minore) per poi essere archiviato ad inizio 2025, provocando
l’estinzione del 98% dei debiti in capo all’istante.
Brescia/Milano, 05.05.2025
preservare e tutelare il patrimonio personale


